Da molti anni ormai, quando mi capita di visitare una città, ho la piacevole abitudine fare visita alle pasticcerie, tra le più rinomate, che destano il mio interesse.
Ed è così che, trovandomi a Napoli lo scorso fine settimana, e con un po’ di tempo libero, ho fatto incursione in alcuni luoghi di perdizione, imperdibili per qualsiasi peccatore destinato al terzo girone dantesco.
Mi piace assaggiare i dolci della tradizione, a cui sempre mi ispiro, quelli in cui sono racchiusi sapienza pasticcera, storia, usi e costumi locali.
Stavolta mi ha mosso anche una missione in particolare: scoprire i segreti della frolla napoletana, in tema col mio Atelier.
Tornando alle pasticcerie, ne ho individuate 5 che per diversi motivi hanno attirato la mia attenzione.
– Gambrinus, il locale storico del 1860 a due passi da Piazza Plebiscito. Caffè letterario e Café Chantant, galleria d’arte, fu il cuore della vita mondana e culturale di Napoli nella Belle Epoque.

Dopo una pizza da Brandi…
I suoi locali ornati di pregevoli stucchi, bassorilievi e affreschi in stile Liberty hanno ospitato Gabriele D’Annunzio, Matilde Serao, Benedetto Croce, Oscar Wilde, Ernest Hemingway, Jean-Paul Sartre e molti altri personaggi illustri. E anche me… che qui, l’anno scorso, ho assaggiato la mia prima sfogliatella “frolla”.
– Leopoldo, marchio storico che ha origine nell’antica tradizione dei tarallari napoletani, si è trasformato in un brand a gestione familiare, punto di riferimento praticamente ovunque in centro città.

Foto tratta dal sito web
Nei suoi moderni punti vendita tradizione e novità si coniugano in un prodotto-garanzia per chi voglia gustare ovunque prodotti di buona qualità. Molto piacevoli le “Nuvole”, bocconcini in pasta lievitata ripieni di ricotta, panna e crema di latte, o cioccolato.
– Carraturo, a Porta Capuana, dal 1837 è sinonimo di “Sfogliatella”, riccia o frolla. E io, ovviamente, ho fatto incetta di frolle.
Ma nelle vetrine fanno bella mostra di sè anche altre specialità della tradizione pasticcera napoletana.
– Al Capriccio, poco distante, il babà : questa delizia di origine polacca, arrivata a Napoli attraverso i francesi, qui è il pezzo forte.
Fattura a regola d’arte, leggero ma sontuoso e disponibile oltre che in varie misure anche con diverse farciture, viene rinforzato di bagna al momento.
In particolare ricordo il babà con crema e amarena e il babà alla nutella.
– E infine la mia preferita, finora: Mignone, accanto al Rione Sanità, oggi quartiere popolare di Napoli, dove nacque Totò.
Si tratta di un locale pulito di gusto moderno, ricco di creazioni originali, oltre che di specialità tradizionali.
Segnalo le ciambelline ripiene “via col vento” e soprattutto le favolose “perle”: choux fritte e ripiene di una crema a base di latte dalla ricetta segreta.
Il personale è disponibile e affabile: abbiamo potuto cospargere senza sensi di colpa il pavimento col ricco zucchero a velo che ricopriva le” perle”!

Al centro, le “perle”, tra altre delizie a base di pasta choux
In generale ho apprezzato molto la generosità nel riempire i dolci con le farcie.